Beni culturali all’interno della ZNS
All’interno della Zona naturale di salvaguardia della Dora Riparia sono presenti numerosi punti di interesse a carattere storico, culturale e religioso, testimonianze del ricco passato storico della zona.
Sacra di San Michele:
La Sacra di San Michele è un’antichissima abbazia costruita tra il 983 e il 987 sulla cima del Monte Pirchiriano, a 40 km da Torino. Riconosciuto monumento simbolo della Regione Piemonte e anche il luogo che ha ispirato lo scrittore Umberto Eco per il best-seller “Il nome della Rosa”. Dall’alto dei suoi torrioni si possono ammirare il capoluogo piemontese e un panorama mozzafiato della Val di Susa. All’interno della Chiesa principale della Sacra, risalente al XII secolo, sono sepolti membri della famiglia reale di Casa Savoia.
Certosa di Avigliana:
La Certosa si sviluppa intorno a una chiesa consacrata nel 1521. Saldare Terra e Cielo è l’aspirazione e la missione di questo luogo che per quasi 500 anni è stato centro di contemplazione e preghiera. La chiesa conventuale conserva ancora parte della decorazione ad affreschi del primo Cinquecento, il cui programma iconografico rispecchia la centralità che la figura della Vergine aveva nella concezione teologica del fondatore, il Beato Tommaso Illirico. Rispetto alla struttura originaria, l’unica differenza è data dalla trasformazione della prima campata centrale, rialzata e conclusa con una volta a cupola nella seconda metà del Settecento.
Santuario della Madonna dei Laghi:
I lavori per la costruzione dell’edificio risalgono al 1622 quando, per volere del duca di Savoia Carlo Emanuele I, vennero incaricati della costruzione del santuario Bartolomeo e Bino Lumaga, seguendo un progetto di Nicola Ramelli, allora architetto ducale. La cupola risale al 1638, opera di Antonio Rolla, le maestranze che lavorarono alla Madonna dei Laghi sono le stesse che operarono anche al Monte dei Cappuccini di Torino, per cui non poche sono le somiglianze tra i due edifici religiosi, specie nell’architettura esterna.
Castello di Avigliana:
Risalgono al 574 le prime opere di fortificazione sul Monte Pezzulano. Il Castello invece fu costruito nel 924 dal marchese di Torino Arduino il Glabro. Distrutto e ricostruito numerose volte nel corso della sua esistenza venne raso definitivamente al suolo nel 1691 ad opera del maresciallo francese Catinat. Anche se del castello è rimasto ben poco se non qualche muro e un buco dovuto ad una palla di cannone, si può godere uno splendido panorama che comprende lo scenario della collina morenica, dei due laghi, della Sacra di San Michele e delle montagne della valle di Susa.
Chiesa di San Pietro:
L’intero edificio, di impianto romanico risalente all’XI secolo, subì dei rimaneggiamenti tra XIII e XVI secolo. L’interno presenta un’insieme composito di affreschi databili tra l’XI e il XV secolo, il ciclo più antico è costituito da una decorazione aniconica datata all’XI secolo, mentre l’ultimo ciclo pittorico risale al XV secolo e alle mani di Giacomo Pitterio e dei pittori della bottega pinerolese dei Serra.
Museo dinamitificio Nobel:
Museo inaugurato nel 2002 che ricorda il complesso aziendale del dinamitificio Nobel, dismesso nel corso degli anni ‘60. Al suo interno si possono visitare i rifugi antiaerei, i vari cunicoli, e le camere di scoppio, riportati alla luce durante i lavori di ristrutturazione. Inoltre sono presenti i macchinari che venivano utilizzati nelle linee di produzione e oltre 300 volumi di letteratura specialistica.
Torre e ricetto di San Mauro:
Il primo documento riguardante il ricetto di San Mauro in Almese risale al 1029, tra il 1281 e il 1285 la curtis viene trasformata in borgo fortificato, cioè in castrum, mentre il campanile diventa la torre che ancor oggi vediamo. Col crescere del borgo di Almese lungo il corso del torrente Messa e con la soppressione dell’Abbazia di San Giusto in Susa, nel 1772, l’antico ricetto perderà progressivamente di importanza, degradato a residenza agricola via via frazionata fra più proprietari.
Villa romana di Almese:
La realizzazione della villa si colloca nel I secolo d.C., ai margini della strada delle Gallie che è all’origine della deduzione della colonia di Augusta Taurinorum, nell’immediata prossimità della statio ad fines di Drubiaglio di Avigliana, la villa almesina è il più grande edificio extraurbano di epoca romana dell’Italia settentrionale. Si tratta di una villa “urbana”, una residenza di lusso, destinata a un proprietario con notevoli disponibilità economiche e ampi possedimenti nei dintorni. Scoperta a cavallo tra gli anni ‘70 e ‘80 e l’ultima campagna di scavo è stata effettuata nel 2007.
Villa romana di Caselette:
La realizzazione della villa si colloca tra il I secolo a.C. e la metà del II secolo d.C., si tratta di una villa “rustica”, quindi prevalentemente a scopo agricolo e di allevamento. La villa sembra sia stata abbandonata nella seconda metà del II sec. d.C.: al suo crollo si sovrapporranno in parte alcuni modesti ambienti di III secolo, limitatamente all’area nord-occidentale, l’interro delle strutture è minimo a causa della fortissima azione di dilavamento cui è sottoposta la zona e i muri sono stati realizzati in spezzoni di pietra e ciottoli, deposti con cura e legati da argilla naturale che ha quasi ovunque sostituito la malta originaria.
Precettoria di Sant’Antonio di Ranverso:
Nel 1188 è documentata la donazione del terreno da parte di Umberto III di Savoia, che diede in uso l’area ai canonici regolari di Sant’Antonio di Vienne. La chiesa si distingue per i suoi motivi tipicamente tardogotici di influenza francese, di cui le tre imponenti ghimberghe dei portali con pinnacoli sono l’elemento predominante. L’interno della chiesa è pregevole e ben conservato, la navata principale, affiancata dalle due laterali, è scandita da pilastri polistili a cui si alternano ampie cappelle sormontate da volte a crociera ogivali.